Il testo critico di Antonella Pisilli

Per circoscrivere la comprensione dell’arte in un sistema organico della cultura, bisogna sicuramente ricorrere a processi che non delimitano i procedimenti ad una riduzione o alla reiterazione con i quali si fa arte, ma è necessario inquadrare i fenomeni artistici all’interno della civiltà e introdurli in quella della conoscenza della storia.
La storia dell’arte ha bisogno anch’essa di notizie certe, del tempo, del luogo e della contingenza in cui è stata compiuta, ma comprenderne il significato è un’altra cosa. In un’opera d’arte contemporanea, pur avendo a disposizione tutte le informazioni, l’interpretazione non sempre risulta facile anzi in alcuni casi è anche più problematica. E’ necessario pertanto fare una distinzione tra una fatto esterno che assicura la solidità della storia e accumula e verifica le testimonianze, ed un fatto intimo, profondo che scova le motivazioni e i significati dei fatti nell’animo di chi quelle emozioni le ha vissute.
Inquadrare l’opera di Montesano in questo contesto ci aiuta a comprendere appieno la sua poetica, l’analisi diretta dell’opera nei suoi aspetti puramente formali potrebbe limitare l’interpretazione alla pura visione estetica, ma un approccio filologico e colto ci permette di accertare e restituire l’autenticità del processo artistico dei significati e dei valori sostenuti dall’artista. Un presente sempre in divenire, una natura immutata e varia, un gioco continuo della vita che diventa arte. Il divenire, il passaggio, la ripetizione nella visione vichiana della storia ci riconduce all”esposizione a Palazzo Nanni che si apre con due opere di Gian Marco Montesano poste l’una di fronte all’altra, il “Vate” un ritratto di D’Annunzio in divisa militare e “Il grande musicista abruzzese”, in dialogo tra loro. L’evocazione del poeta “Ah perché non son io co’ miei pastori? riecheggia nelle stanze, due realtà vicine e lontane nello stesso tempo, l’amore per il poeta per la sua regione: l’Abruzzo, il desiderio di tornare nei luoghi della sua infanzia e dall’altra parte il suonatore, sospeso nella musicalità della sua fisarmonica e nell’arcaica unione con la natura.
La composizione soffice, pacata, ritmata da lunghe pause, della lirica di D’annunzio diventa il preludio per assaporare le opere di Montesano plasmate in un’atmosfera tenue, impalpabile, quasi immaginaria e senza tempo, in cui si confondono, la vita mutata piuttosto che concreta dei personaggi che la abitano.
C’è tutta la potenza del divenire nelle opere di Montesano che passa dai temi bellici, a quelli nostalgici di vacanze romane, dai paesaggi alpini ai “luoghi d’affezione” rappresentati anche dai volti di poeti e intellettuali come Leopardi e Pasolini.