La Follia infiamma la notte di Campo di note

Dice William Shakespeare che è tutta colpa della luna, ‘che quando si avvicina troppo alla terra fa impazzire tutti. La prima giornata di Campo di note, il Festival della città di Campo di Giove, gli ha dato – ancora una volta – assoluta ragione: in una notte di luna piena, in un cielo così terso da farla sembrare viva, l’Insieme Strumentale di Roma, guidato da Giorgio Sasso, ha infiammato il pubblico con uno spettacolo sublime. Alla ricerca dell’interiorità misteriosa, impenetrabile, non rivelata, di quel fil rouge che ha legato la serata: la trama della Follia.

Protagonisti del palcoscenico, i convitati di pietra Evaristo Felice DallAbaco, Tomaso Albinoni, Johann Sebastian Bach e Antonio Vivaldi, a declinare in tutte le sue sfumature il tema-Follia – in origine una danza frenetica che col tempo è decantata e si è formalizzata, senza perdere quel pizzico di dionisiaco che aveva in nuce. Si è partiti da Dall’Abaco per arrivare a Vivaldi, l’artista che giunge alla sintesi estrema del tema Follia, trasformandola in qualcosa di complesso, ora fatalistica, ora malinconica, ora specchio  di tutti i risvolti dell’ineluttabilità del destino. Il fascino della lotta per l’impossibile, tentato con la ripetizione, la conquista, la ricerca dell’infinito: in questo appuntamento con l’Insieme Strumentale di Roma c’è tutto. Perché nessuno è più sfrontato nello sfidare il cielo del folle – e chi più folle di Vivaldi, il “Prete rosso”?

“E’ stato un concerto molto sentito” racconta a caldo, in sala stampa, il direttore musicale del Festival Giorgio Sasso, protagonista della serata con l’Insieme Strumentale di Roma. “In una notte dal clima insolitamente tiepido, per chi è abituato ai rigori di Campo di Giove, il pubblico ha regalato un’accoglienza caldissima. Abbiamo incominciato con una sonata di Evaristo Dall’Abaco, Sonata quarta in sol maggiore, un coevo di Vivaldi, un uomo che ha avuto una vita caratterizzata da viaggi alla volta dell’Europa, soprattutto in Germania e in Francia, che hanno lasciato una grande influenza nello stile. Poi Albinoni, Sonata prima in re minore, nel solco della tradizione corelliana, a seguire Bach, con la Sonata in re minore per due violini e continuo Andante, Adagio, Allegro, una trascrizione fatta da me che è un esperimento, quello di accostare il compositore tedesco ai grandi maestri veneziani, Vivaldi e Albinoni. L’esibizione è terminata con la celeberrima Follia di Vivaldi, il bis una passacaglia di Handel. Una serata unica, magica”.

Come la Follia, come la luna.